NAWAMED, discusse in Sicilia le possibili barriere per l’uso di acque non convenzionali

NAWAMED, discusse in Sicilia le possibili barriere per l’uso di acque non convenzionali

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Interessanti spunti di dibattito sono emersi durante il primo meeting di confronto con gli stakeholders, denominato Water Table, organizzato lo scorso 25 Giugno in Sicilia nell’ambito del progetto NAWAMED (progetto finanziato nell’ambito del programma ENI CBC MED).

L’incontro si è sviluppato in una fase plenaria per introdurre il progetto e alcuni temi da discutere, quindi delle sessioni parallele di confronto e infine un dibattito congiunto sui risultati del confronto.

Dopo l’introduzione di Barbara Sarnari – Centro EuroMediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile (SVI.MED), che ha descritto il progetto NAWAMED, dunque le finalità dell’incontro e la mancata applicazione dei principi dell’economia circolare in riferimento alla gestione idrica in contesto urbano, sono intervenuti i due speaker invitati ad approfondire alcune criticità del sistema, insieme agli stakeholders.

WhatsApp Image 2021-07-08 at 12.10.47In particolare Giorgio Azzarello – Commissario Regionale dell’Assemblea Territoriale Idrica (ATI) Siracusa e direttore per la produzione di acqua dissalata dell’isola di Ustica (Palermo, Sicilia) – ha relazionato sugli aspetti normativi relativi al riuso a livello urbano con un focus sul servizio idrico integrato della provincia di Siracusa; Francesco Giunta – presidente dell’ordine degli architetti di Siracusa e in rappresentanza della rete professioni tecniche Siracusa – ha invece presentato gli strumenti, le tecnologie e le norme esistenti che possono risultare dei limiti nella conversione degli edifici, per la rigenerazione urbana, nonché il riuso delle acque domestiche.

I partecipanti, suddivisi in tavoli di confronto separati, hanno quindi discusso e fornito il loro punto di vista sia sugli aspetti normativi, che tecnici, in relazione alle barriere principali per l’uso di acque non convenzionali in contesto urbano.

Le principali barriere emerse, in alcuni casi simili sui due tavoli, possono essere sintetizzate di seguito nei seguenti macro temi:
● Scarsa percezione e considerazione degli annessi costi ambientali, in riferimento ad una cattiva gestione delle risorse idriche (pubblica e privata);
● Elevati consumi elevati di acqua, mancata contabilizzazione e digitalizzazione delle reti
● Sottovalutazione degli effetti dei “cambiamenti climatici”
● Scarsa conoscenza del “riuso idrico” soprattutto a livello urbano/domestico
● Reticenza nel riuso delle acque “reflue” a causa della scarsa conoscenza sul tema
● Timori sulla fattibilità economica da parte dei gestori
● Mancanza di un’imprenditoria dedicata
● Scarsi finanziamenti e sistemi premianti (non solo economici)
● Mancanza di visione e pianificazione a lungo termine
● Poca collaborazione pubblico/privato

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Da una parte le grandi difficoltà degli organi competenti a dare il giusto valore all’acqua, declinandolo di conseguenza all’interno degli strumenti di pianificazione, dall’altra la scarsa cultura e comprensione del reale valore di questa risorsa, con il conseguente effetto di non essere rispettata.

“Il fabbisogno minimo stabilito dal Piano Regolatore Generale degli Acquedotti della Regione Siciliana (P.R.G.A.) è pari a 200 l/ab/giorno (litri/abitante/giorno). Un valore molto elevato rispetto ai consumi reali che è mediamente intorno ai 150 e nei centri urbani più avanzati e innovativi d’Europa al di sotto dei 100 l/ab/giorno. Questo alimenta la percezione che vi sia il diritto ad un determinato quantitativo di acqua che va oltre quanto è necessario e soprattutto possiamo permetterci nella realtà” ha dichiarato Giulio Conte, Iridra Srl, partner di NAWAMED – avviando il dibattito.

La mancata contabilizzazione dei consumi e gli standard insostenibili rispetto alla scarsità idrica, frutto di una insufficiente consapevolezza sugli effetti dei cambiamenti climatici, sono causa e contemporaneamente conseguenza della poca attenzione dedicata alle misure esistenti per il riuso delle acque, oltre che alla mancanza di una pianificazione a lungo termine, rispetto alle infrastrutture:

“É fondamentale incidere sul piano normativo e lavorare sul piano regolatore per adeguare la rete idrica e incentivare la separazione delle acque nere dalle acque bianche, sistema ancora non diffuso nella maggior parte dei comuni siciliani” segnala Fabrizio Pistolesi – Segretario del Consiglio Nazionale degli Architetti- Commissione per il monitoraggio delle normative edilizie regionali-nazionali

Gli aspetti economici rappresentano sicuramente un’altra grande barriera all’adeguamento della rete idrica quindi occorrerebbe incoraggiare lo sviluppo di un sistema di primalità diffusa ed incentivante già prevista all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), documento con cui l’Italia ha delineato la strategia di spesa dei finanziamenti europei “Recovery Fund”.

“Nessuno ricicla, tutti buttano!” – denuncia Sebastiano Floridia – Presidente dell’ordine degli Ingegneri di Siracusa, a sottolineare l’approccio ancora lineare nella gestione delle risorse idriche, che non tiene in conto delle potenzialità di un’economia circolare connessa al tema.

Molteplici gli interventi degli stakeholders intervenuti che hanno evidenziato per esempio le pratiche in atto nel contesto agricolo, come le esperienze dell’Università di Catania, con la testimonianza di Feliciana Licciardello, ricercatore di idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali, così come per la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Roberta Padulano che ha evidenziato l’emergenza nell’affrontare tali tematiche in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici soprattutto nelle regioni del SUD Italia. Importante anche la testimonianza di Anna Aglaia Fortunata Valenza, Centro Studi e Documentazione dell’Isola di Ustica, che ha mostrato come nei contesti piccoli, come le isole, ove l’emergenza è da tempo affrontata, vi sono molteplici esperienze che potrebbero essere da esempio e il contributo di Marzio Melis per l’Agenzia nazionale Maltese per l’acqua e l’energia (EWA), che ha evidenziato le differenze anche a livello di consumi rispetto a Malta e le relative misure di risparmio idrico. Infine il confronto ha beneficiato del contributo di amministratori pubblici, come l’assessore all’Ambiente di Siracusa, Carlo Gradenigo, e di professionisti attivamente coinvolti nel territorio regionale e nazionale al fine di sostenere l’adozione di strumenti e pratiche virtuose sia in fase di pianificazione che di rigenerazione urbana, come Antonio Stornello – Co-Founder Kassandra project, Federica Schembri e Paola Bastante.

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La multidisciplinarietà dei partecipanti è stato un importante valore aggiunto nel tentativo di fotografare la situazione attuale rispetto al riuso delle acque in contesto urbano. Una delle direzioni condivisa trasversalmente è la necessità di far emergere i benefici economici, ambientali e sociali, derivanti dal riuso di acqua in contesto urbano, nel breve, medio e lungo termine sul sistema idrico nel suo complesso, incluso il trattamento finale.

“Bisogna partire dal basso, proporre più azioni dimostrative a forte impatto comunicativo/educativo che possano incoraggiare l’accettazione e la partecipazione dei cittadini, convalidarne la fattibilità tecnica/economica per supportare i tecnici del settore al fine di agire sui regolamenti edilizi come mezzo per stimolare la domanda e quindi accrescere le potenzialità dell’offerta” sottolinea Giorgio Azzarello, Commissario Regionale dell’ATI Siracusa, che aggiunge “Bisogna comunque prendere consapevolezza che la priorità per gli organi gestori e competenti è a livello urbano la gestione delle perdite idriche della rete”.

La SVI.MED. onlus, Centro EuroMediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, in qualità di partner del progetto NAWAMED, che ha organizzato l’evento in sinergia con il Comune di Ferla (SR) e con il supporto della Rete delle Professioni Tecniche Siracusa ha quindi ricordato i prossimi tre incontri che andranno a chiudere questo ciclo di “Water Table” in autunno, al fine di immaginare sulla base di queste barriere, delle possibili misure e soluzioni per il riuso delle acque e quindi delineare una strategia per incentivarne l’uso, così come prospettato dal Commissario Regionale dell’ATI Siracusa nel suo ultimo intervento insieme alle conclusioni del Sindaco di Ferla.

“Noi decisori politici, associazioni di categoria, tecnici, abbiamo l’obbligo di accrescere la consapevolezza dei cittadini sul grande valore dell’acqua. La parete verde di Ferla sarà un fatto concreto che darà la dimensione di come una piccola azione determinerà un grande cambiamento” conclude Michelangelo Giansiracusa, Sindaco di Ferla (SR) – partner associato progetto NAWAMED.

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